L’infanzia e la giovinezza sono da sempre indicate come le età della spensieratezza e del gioco. Ma è veramente tutto rosa e fiori? Avendo sistematicamente a che fare, per ragioni professionali, con ambulatori e Servizi Psicologici/Psichiatrici per l’età evolutiva non sembra che le cose siano così semplici e lineari, almeno non per molti bambini e adolescenti. I casi di disturbi d’ansia e dell’umore (che, sovente, sfociano in ideazioni ed intenti suicidari) ad esordio precoce sono sistematicamente in aumento, come anche le difficoltà di socializzazione (ansia e isolamento sociale), i disturbi dell’apprendimento e del neurosviluppo in genere, i problemi da comportamento disregolato e dirompente/aggressivo, i disturbi alimentari, la vergogna e l’auto-disprezzo per le proprie imperfezioni fisiche (reali e presunte), l’abuso, l’incuria e il maltrattamento, ecc. Sicuramente le diagnosi sono più precoci e precise rispetto al passato e l’attenzione ai disturbi in età evolutiva è aumentata progressivamente negli ultimi trent’anni, ma il preoccupante incremento dei dati statistici in merito alla diffusione e alla gravità della sofferenza psichica infantile e adolescenziale non pare spiegato solo da questi fattori “metodologici”.
Il periodo infantile e quello giovanile rappresentano momenti critici e sensibili, intrisi di compiti evolutivi e di sfide/stress particolarmente significativi, non necessariamente semplici da fronteggiare e da superare in modo proficuo, ossia senza “danni” e, soprattutto, sperimentandoli come occasioni di crescita. L’esito, inoltre, non dipende solo dalle risorse del soggetto (endogene e acquisite) ma, in larga misura, dalla qualità del contesto sociale di riferimento, dal supporto formativo e protettivo disponibile, dalla magnitudine e dal numero delle avverse fortune che la vita può imporre al soggetto nell’arco della sua crescita, dalla competenza e dalla motivazione delle figure affettive ed educative che il piccolo incontrerà nel suo percorso evolutivo, ecc. ecc.
L’ampiezza e la gravità dei fenomeni psicopatologici osservabili nella prima infanzia e nel periodo adolescenziale ci obbliga, ad ogni modo, a porci interrogativi seri sulle ragioni (psicologiche, evoluzionistiche, sociologiche, socio-economiche, culturali, neuro-biologiche, ecc.) di questo esito infausto e sulle possibili soluzioni da adottare per imprimere un’efficace inversione di rotta. A tal fine, è necessario rivolgersi allo strumento di conoscenza e “manipolazione” della realtà più efficace ed affidabile che l’intelletto umano abbia potuto sviluppare: il metodo scientifico.
La Psicoterapia Cognitiva e Cognitivo-Comportamentale (PCC, più diffusamente indicata con l’acronimo CBT, in lingua inglese: Cognitive-Behavior Therapy), a tale riguardo, ha cercato fin dall’inizio di rimanere adesa a tale prassi di approccio ai fenomeni psicopatologici, sia nella definizione dei suoi costrutti esplicativi che nell’elaborazione delle metodologie osservative e valutative, come anche di intervento curativo e preventivo. Per tale ragione, ad oggi, la CBT ha mostrato di essere l’approccio teorico-metodologico più attendibile, dimostrabile/misurabile ed efficace per la comprensione ed il trattamento della maggior parte dei disturbi psicopatologici dell’adulto e del soggetto in età evolutiva.
Gli autori e i curatori del presente manoscritto hanno la speranza di contribuire all’incremento delle conoscenze esplicative e procedurali utili a gestire in modo sempre più efficaci i fattori di rischio e i processi patogeni responsabili della sofferenza psicopatologica in età evolutiva e del suo mantenimento oltre misura. A tal fine, all’interno del libro verranno illuminati temi e domini di conoscenza clinica non ancora sufficientemente sviluppati nel panorama CBT, con lo scopo sensibilizzare il professionista e lo studente nei confronti di tali campi conoscitivi di particolare rilievo per chi si occupa di interventi preventivi e clinici nel contesto infantile e adolescenziale.
I numerosi autori del testo non sono improvvisati “cultori della materia” della ultim’ora, spinti dalla “moda”, ma piuttosto clinici, allievi e docenti-didatti che operano nel contesto della prevenzione e della psicoterapia in età evolutiva fin dall’inizio della loro carriera professionale, sia, in primo luogo, come terapeuti, ma anche in qualità di ricercatori, divulgatori e formatori.
Nella Prima Parte del libro verranno sviluppati alcuni presupposti teorici e metodologici dell’intervento CBT in età evolutiva. Vincenzo Poerio, nei primi due capitoli, evidenzia l’ampiezza delle sfaccettature all’interno delle quali si articola e si dispiega la ricerca in campo CBT, mettendo in luce quanto tale approccio sia continuamente in evoluzione e non costituisca un dominio di conoscenze monolitico e statico. Katia Aringolo e colleghi illuminano la centralità delle esperienze intersoggettive e di attaccamento genitori-bambino come fondamento della personalità e, soprattutto, come chiave di lettura prioritaria delle dinamiche psicopatologiche nel corso dello sviluppo. Rosario Capo e coll., nel quarto capitolo, evidenziano i possibili link tra le esperienze di sviluppo e i temi di vita patogeni in età adulta. Mammone, Costanzo e Capo, all’interno del capitolo 5, chiariscono la rilevanza, nello sviluppo sano e patologico, del bisogno di identità e auto-determinazione. In ultimo, Carissimo e Mammone, evidenziano la trasversalità della disregolazione emotiva come fattore psicopatogeno primario o di aggravamento e stabilizzazione della sofferenza psichica.
Nella Seconda Parte del manoscritto vengono rappresentati differenti metodologie e strumenti di intervento terapeutico. Giovanni Carbonara descrive l’uso delle metodiche ABA (Applied Behavior Analysis) nella concettualizzazione e nel trattamento della psicopatologia in età evolutiva tout court e non solo nel contesto dell’autismo e della disabilità. Maria Angela Geraci evidenzia la rilevanza delle conoscenze neuropsicologiche per comprendere al meglio i diversi fenomeni psicopatologici nella loro complessità ed articolazione, mostrando l’interazione tra la dimensione sub-personale (dimensione neuro-biologica) e quella personale (scopi, credenze, aspettative, emozioni, processi cognitivi, ecc.). Nel capitolo 9, Stefano Terenzi, Christof Loose e Rosario Capo, sintetizzano l’apporto concettuale e procedurale fornito dall’approccio Schema Therapy per l’Età Evolutiva. John E. Lochman, di seguito, descrive l’intervento tramite il suo Coping Power Program nell’ambito dei disturbi dell’aggressività, della condotta e controllo degli impulsi. Nel capitolo undicesimo, Anna Nisticò tratteggia i possibili interventi in età evolutiva basati sulla Mindfulness. Nel capitolo successivo, Verità e Cumbo mostrano l’utilità delle favole all’interno della terapia REBT in età infantile. Melis e Mammone, nel capitolo 13, mostrano un metodo di messa a fuoco dei valori identitari del paziente, di particolare rilevanza nel contesto adolescenziale. Nel capitolo 14, Aringolo e coll. rappresentano diversi interventi di gruppo che, ad oggi, hanno mostrato di essere utili ed efficaci nella psicoterapia in età evolutiva. Di seguito, Elda Andriola presenta il contributo dell’approccio ACT (Acceptance and Commitment Therapy) alla concettualizzazione e al trattamento della sofferenza psichica in età evolutiva. Nel capitolo 16, Manduchi e Villa mettono in luce l’apporto delle terapie di terza generazione all’interno del trattamento dei disturbi del comportamento alimentare. Maria Angela Geraci, nel capitolo successivo, descrive come si possa intervenire precocemente tramite la Terapia del Gioco CBT (CBPT – Cognitive-Behavior Play-Therapy). Nel capitolo 18, Cheli e coll. mostrano un protocollo di intervento integrativo tra Terapia Metacognitiva Interpersonale (TMI) e Compassio-Focused Therapy (CFT) per i disturbi internalizzanti in adolescenza. In ultimo, Silla e Rainaldi evidenziano l’utilità degli interventi domiciliari (tipo Compagno Adulto) nel trattamento di numerose forme di sofferenza psicopatologica in età evolutiva.
Nella Terza Parte del testo vengono tratteggiate alcune applicazioni cliniche esemplificative nell’ambito CBT indirizzata ai Disturbi dell’Età Evolutiva. Nel capitolo 20, Valeria Giamundo mostra un modello di intervento centrato sul trauma e basato sulla mentalizzazione per il trattamento del Disturbo Post-Traumatico. Aringolo e coll., nel capitolo successivo, mostrano un possibile intervento Theraplay per il Mutismo Selettivo. Nel capitolo 22, ancora Aringolo e coll. descrivono un protocollo di Theraplay e Video-modeling per la Psicosomatosi in età evolutiva. Nell’ultimo capitolo del libro, Di Giunta e Aringolo espongono il Family Bereavement Program (FBP) per il fronteggiamento del lutto in età infantile.